lunedì 28 gennaio 2013

Un tempo...il Carnevale

Nel mio paese, in provincia di Napoli, anticamente, si festeggiava solo l'utimo 'e carnevale cioè il martedì grasso.
Quasi tutti i giovedì che precedevano questo giorno, per le vie passava 'a vecchia 'e Carnevale, una maschera doppia perchè una stessa persona rappresentava sia Pulcinella che una vecchia molto brutta e con il naso aquilino.
In realtà, un uomo, vestito da Pulcinella e con una lunga gonna scura, portava legato sulla pancia, un busto di una vecchia fatta con la stoppa. Le braccia, sempre di stoppa, reggevano le gambe finte di Pulcinella. Tutto dava l'idea che la vecchia portasse Pulcinella sulle spalle.Questa maschera, al suono della banda che l'accompagnava, ballava muovendo le nacchere e facendo agitare il fantoccio e le gambe finte che penzolavano.
Molti bambini, tra cui anch'io, al passare della vecchia 'e Carnevale, avevano paura e scappavano a nascondersi. Ricordo che una volta, nel nascondere il viso nel grembo della mia nonna, persi un orecchino.
Quando le mamme volevano spaventare i figli disubbidienti, dicevano: - Mo' chiammo 'a vecchia 'e Carnevale e ti faccio piglià - Nei cortili dei palazzi, il martedì grasso si preparava una bella catasta di legna su cui veniva messo un fantocci fatto con stracci, il vecchio Carnevale.
Secondo alcune testimonianze, una ragazza dl paese, Rusinella 'e 'Ngelone qualche giorno prima, preprava un pupazzo di paglia, vestito con pantaloni, camicia, giacca e cappello. Lo metteva poi seduto su una sedia ( a quei tempi non era facile reperire un passeggino) e lo portava davanti alle botteghe del paese per chiedere agli esercenti qualche soldo per poi comprare fuochi e petardi da mettere nel fantoccio.
Quando l'esercente offriva poco o niente, Rusinella premeva con le mani una pompetta di gomma, posta tra le gambe del fantoccio, e spruzzava acqua in faccia all'avaro.
I ragazzini, invece, per raggranellare qualche soldino, mettevano il fantoccio da bruciare su un carrettino a mano e, girando per le vie del paese, dicevano a gran voce:
"Carnevale ' è muorto
ce vonno 'e denare
p' 'o schiattamuorto"
A sera tardi, tutti i fantocci venivano bruciati tra grida e pianti finti. Con la distruzione del fantoccio, si voleva bruciare l'anno ormai passato, con tutto quanto di brutto aveva portato con sè e si voleva propriziare un anno migliore.
Si cantava anche:
"Carnevale mio
si sapevo ca tu murivi
t'accirevo 'na gallina
e t'ha rignevo 'e scorze 'e lupine"
(il senso è: Se avessi intuito che i tempi belli stavano per finire, avrei fatto di tutto per prolungarli
Quando poi ogni catasta aveva cessato di bruciare e, dopo la processione eucaristica che concludeva le "Quarant'ore" che si erano tenute in chiesa, tante persone uscivano dalle case e si mettevano fuori ai loro palazzi, per veder passare 'e carnevalette cioè uomini travestiti da donne (raramente donne travestite da uomini). A tale proposito, la mia mamma,timorata di Dio, mi diceva che in quella serata si commettevano ovunque tanti peccati.
Non mancavano filastrocche o modi di dire come
"Carnevale è muorto, pe' nun vedè 'o stuorto"


Nessun commento:

Posta un commento

Proponi su Oknotizie